giovedì 31 marzo 2011

la scorsa settimana

La scorsa settimana ho deciso che dovevo divertirmi, allora ho guardato i divertimentifici che ci sono in città e ho scoperto che la città è piena di divertimentifici. Non è stato per nulla facile scegliere in che modo divertimi e alla fine mi sono fatto consigliare da conoscenti che usano divertirsi molto. Sono uscito con questi conoscenti e siamo andati in un divertimentificio molto divertente e costoso. Mi sono fatto due coglioni così.

mercoledì 30 marzo 2011

mi invitò

Mi invitò cortesemente a sedermi sulla panca della Sala Bordone, si sieda pure accanto a me, disse. Tutte le persone puntuali mi fanno felice, disse. La maggior parte della gente non è puntuale, questo è tremendo. Ma lei è sempre stato puntuale, disse, è uno dei suoi grandi pregi.
Thomas Bernhard, Antichi Maestri, Adeplhi, 2007

martedì 29 marzo 2011

un'altra volta

Sono andato in un locale nuovo. In questo locale nuovo tutto mi sembrava vecchio. Mi sono sentito molto vecchio in questo locale nuovo e allora sono uscito in cerca di qualcosa di meno vecchio e ho trovato qualcosa di nuovo.

lunedì 28 marzo 2011

una volta

Una volta sono stato in una libreria a Roma a presentare un'antologia dove c'è un mio racconto. Tutti gli autori di quella antologia hanno sui trent'anni. Alla presentazione c'erano un sacco di vecchi e alcuni giovani, noi. Un vecchio ci ha detto che tutti i racconti dell'antologia non avevano niente da dire, che ripetevano il già detto, che siamo una generazione senza idee, senza coraggio, senza passato, futuro, presente. Ci ho pensato. C'è da pensarci?

domenica 27 marzo 2011

per Janis Wilder

Per Janis Wilder le cose cominciarono ad andare storte nella tarda estate del 1960. E il peggio, come non fece che ripetere in seguito, il lato più orribile della faccenda è che tutto parve capitare senza in minimo segno premonitore.
Richard Yates, Disturbo della quiete pubblica, Minimum Fax, 2004

sabato 26 marzo 2011

condanne

E noi siamo padani, con il nostro accento inconfondibile, con il fardello delle lega che ci insegue ovunque ci muoviamo, con quest’idea che siamo infaticabili lavoratori, operosi, corretti. Buona gente i veneti, grandi bevitori, ingenui. Brava gente che aiuta il prossimo con il volontariato, brava gente che aiuta la nazione a crescere, in fretta, troppo in fretta. In realtà puzziamo di cattolico egoismo, di masochismo, esportiamo un modello in cui è impossibile vivere e ne andiamo fieri. Ma noi siamo così, i veneti sono così, anche se i veneti non esistono, non esiste nulla che richiami alla venetitudine tanto acclamata, siamo solo ex contadini oramai arricchiti, troppo arricchiti per ricordarci chi veramente siamo.

venerdì 25 marzo 2011

il pittore e l'orologio

Serov, il pittore andò sul Canale di Cinta. Perché ci andò? Per comprare della gomma. A che gli serviva la gomma? Per farsi un elastico. E a che gli serviva l'elastico? Ma per tirarlo. Ecco. Cos'altro? Ah, ecco cosa c'è: il pittore Serov aveva rotto il suo orologio. L'orologio andava bene, ma lui lo prese e lo ruppe. C'è altro? No, non c'è altro. Niente, tutto qua. E non ficcare il tuo muso schifoso dove non devi. Signore, abbi pietà.
C'era una volta una vecchia. Visse, visse, e finì bruciata nella stufa. E ben le sta! Così almeno la pensava Serov, il pittore. Eh! Scriverei ancora, ma il calamaio è improvvisamente svanito chissà dove.
Daniil Charms, Casi, Adephi, 2008

giovedì 24 marzo 2011

in via dei serpenti

A tutte le ore del giorno e fino a una certa ora della sera in una piazza in via dei Serpenti di cui ignoro il nome ci sono giovani che ingurgitano birra. È del tutto improbabile passare per questa piazza e non vedere giovani che bevono. E’ piuttosto probabile trovare anche me che bevo birra in questa piazza, anche se non sono più giovane.

mercoledì 23 marzo 2011

la maggior parte della gente

La maggior parte della gente, una volta intrappolata nell'ammirazione non se ne libera più, e questo già la rende ottusa. La maggior parte della gente rimane ottusa per tutta la vita solo perché ammira. Non c'è niente da ammirare, diceva ieri Reger, niente, assolutamente niente. Dato però che la stima e il rispetto sono troppo difficili, la gente si limita ad ammirare, le torna più comodo ammirare, diceva Reger.
Thomas Bernhard, Antichi Maestri, Adelphi, 2007

martedì 22 marzo 2011

vicolo del mattonato

Mi perdo tutte le volte a Trastevere pensavo mentre passavo per la quarta volta davanti a una coppia di romani seduti di fronte a un bar di via della Scala che mi guardavano sempre più  divertiti. Potrei chiedere a quei due romani ho pensato, ma non chiedo mai indicazioni stradali a nessuno, è molto meglio perdersi e poi trovarsi, penso e ho sempre pensato. E se chiamassi Elena  e le dicessi di cambiare trattoria invece di andare in Vicolo del Mattonato, pensavo mentre tentavo di ricordare con tutte le mie forze dove fosse quel cazzo di Vicolo del Mattonato. Devo solo fare mente locale, mi dicevo, anche se non ho mai capito cosa voglia dire fare mente locale e soprattutto non so cosa potrebbe significare fare mente globale, pensavo mentre tornavo sui miei passi e andavo verso Santa Maria in Trastevere. Da quella piazza sono andato almeno dieci volte in via del Mattonato e sempre con Elena al ristorante da Lucia, quindi ripercorrendo da solo le strade devo per forza ricordare qual è il vicolo giusto, mi dicevo.
Arrivo in piazza, mi fermo per qualche attimo, mi guardo intorno, mi concentro. Inizio a camminare, sono poche centinaia di metri mi dico, non posso sbagliare di nuovo.
Via della Paglia, Piazza San Egidio, Via della Scala. Ci sono quasi mi dico, ora non devo sbagliare la prossima, fino a qui sono certo che sia la strada giusta. Un gatto viene verso di me, lo guardo, lui mi guarda perplesso, capisce che sono in cerca di qualche cosa. Provo a chiedergli, Sai mica per caso dove si trova la trattoria da Lucia in vicolo del Mattonato? Una signora vede la scena dalla finestra, chiude rapidamente le persiane e senza dirmi dov’è vicolo del Mattonato.
Giro a sinistra in vicolo del Cedro, con tutti sti cazzo di vicoli è del tutto normale che ogni volta perdo la strada, penso, vi manderei a Venezia in cerca di Calle Sconta, brutti trasteverini del cazzo, mi dico.
Cammino per alcuni metri in vicolo del Cedro, giro a destra in vicolo del Leopardo, sono certo questa volta è quella giusta, la prossima sulla sinistra è la mia.
Mi chiama Elena, mi dice, Non andare in Vicolo del Mattonato che ti perdi ogni volta, vediamoci in Piazza Santa Maria in Trastevere e poi ci andiamo insieme.
Va bene, rispondo.

lunedì 21 marzo 2011

l'esercito di dio

Ieri ero sul tram numero cinque. Il tram numero cinque fa quasi tutta la Prenestina. A un certo punto sono entrati dieci persone, tutti uomini, tutti in giacca e cravatta, tutti con la bibbia in mano, tutti con i capelli corti e pettinati, tutti con lo sguardo gentile.
L'esercito di dio, ho pensato. Ho avuto paura. Sono sceso alla prima fermata.

domenica 20 marzo 2011

nella remota

Nella remota piccola stazione ferroviaria
Con la scritta "Chorpa",
Dove il vento aveva lasciato "Acqua boll"
E aveva buttato per terra "ente",
Un vento furioso, di tre anni,
Un vento, un vento,
Rovesciato il ferro aveva esclamato: "Eccola qui
la vostra vita!"
Battendo, gemendo, tuonando, tutta la banda,
Abbiam rimesso il treno rovesciato
Sui binari - muoviti.
E con gioia, tutti diciamo insiem: "Ecco".
Destino, ci fai un sorriso?
Velimir Chlebnikov, 47 poesie facili e una difficile, Quodlibet, 2009

sabato 19 marzo 2011

notte

Notte di Sanlorenzo. E' da ieri che ti vorrei fermare, scrivere, raccontare.
Notte di discussione inutili, di politici ladroni e chiacchiere stupide e ruffiane sotto un gazebo di una villa ischitana. Notte di chi vedendo una stella cadere esprime ancora un desiderio. Notte di chi voleva cambiare il mondo e gli rimane una penna per compagnia, una ringhiera su cui stendere i  piedi e ancora nelle orecchie le cazzate sparate da chi s'è allineato, venduto e cerca di spiegarti che il sistema va così, le regole sono queste e non le puoi cambiare.
Peppe Lanzetta, Incendiami la vita, Baldini&Castoldi, 1996

venerdì 18 marzo 2011

ieri era festa

Ieri era festa, è piovuto tutto il giorno. Ma che festa è se piove tutto il giorno? Perché ha continuato a piovere tutto il giorno? Finita la festa, finita la pioggia: ieri sera non c'era una nuvola in cielo.

giovedì 17 marzo 2011

oggi è festa

Oggi è festa. Ieri ha piovuto quasi tutto il giorno, una pioggia che mi sembrava fredda, una pioggia che non mi ha permesso di festeggiare, anche se non ho ben capito cosa dovessi festeggiare, uno si deve abituare alle feste, non è che un giorno qualcuno decide che oggi è festa e allora si festeggia così. Senza preavviso non si fanno le feste.

mercoledì 16 marzo 2011

al cinema

Non capisco perché in questa città le persone che vanno al cinema parlano durante la proiezione del film, un giorno o l'altro chiedererò a queste persone cosa hanno da dirsi, e chiederò loro perché invece di andare al cinema non vanno al bar, o in qualsiasi altro posto se hanno tutte quelle cose da dirsi.

martedì 15 marzo 2011

ora penso

Quando arrivo all'aeroporto e c'è tutta quella gente di fretta e piove e nessuno ti chiede how are you doing penso che era meglio stare in Africa.

lunedì 14 marzo 2011

altre volte ancora

Altre volte ancora penso che ogni tanto i bianchi ci possono pure venire in Africa, per brevi periodi, a fare piccole cose, senza troppo disturbare, con una certa delicatezza.

domenica 13 marzo 2011

altre volte penso

Altre volte penso che qualche bianco potrebbe pure rimanere in Africa - pochi, pochissimi, quasi nessuno.

sabato 12 marzo 2011

a volte penso

A volte penso che sarebbe meglio se tutti i bianchi se ne andassero dall'Africa, ma non penso che sarebbe meglio se tutti gli africani se ne andassero dall'Europa.

venerdì 11 marzo 2011

stagioni

Ci sono posti dove non esistono le mezze stagioni e non sono mai esistite. Ci sono posti dove ci sono solo due stagioni, quella delle piogge e quella secca. Durante la prima piove tutto il tempo, durante la seconda non piove mai. Ora siamo nella stagione secca. Ieri ha piovuto.

giovedì 10 marzo 2011

e poi dicono

E poi dicono che quando fa molto caldo passa la voglia di fumare. Qui, con questo caldo, ho sempre una gran voglia di fumare che fumo due pacchetti al giorno.

mercoledì 9 marzo 2011

la sera prima

Non è una buona idea mangiare cinghiale se il giorno dopo si deve partire per l'Africa. Arrivare in Africa con il cinchiale sulle stomaco è una brutta esperienza, ho pensato quando i quaranta gradi di Monrovia mi hanno accolto all'aeroporto.

martedì 8 marzo 2011

al diavolo

Al diavolo la realtà! Dateci un bel po’ di stradine serpeggianti e di casette dipinte di bianco, rosa e celeste; fateci essere tutti buoni consumatori, fateci avere un bel senso di Appartenenza e allevare i figli in un bagno di sentimentalismo ― papà è un grand’uomo perché guadagna quanto basta per campare, mamma è una gran donna perché è rimasta accanto a papà per tutti questi anni ― e se mai la buona vecchia realtà dovesse venire a galla e farci bu!, ci daremo un gran da fare per fingere che non sia accaduto affatto.
Richard Yates, Revolutionary road, Minimum Fax, 2009

lunedì 7 marzo 2011

in via dei serpenti


In via dei Serpenti c’è una piazza che non si chiama piazza dei Serpenti e in questa piazza c’è un negozio di frutta e verdura che vende birre ai giovani che stazionano nella piazza a bere birra che comprano nel negozio di frutta e verdura.

domenica 6 marzo 2011

la donna

La donna c’è ancora, ha bevuto un caffè. La guardo, lei non mi guarda, aspetto, non succede nulla, non succede mai nulla in queste situazioni penso, forse è meglio se me ne vado a fare quattro passi per via Urbana mi dico. Decido di aspettare, forse è meglio ordinare un altro quartino penso, ma poi decido di no, ho già bevuto abbastanza. Ho voglia di fare qualche cosa, ma non so bene cosa, spero che accada qualcosa in questo bar di via Urbana, al cinema non danno nulla di interessante, mi dico, molto meglio stare dentro questo bar ad aspettare che succeda qualcosa.

sabato 5 marzo 2011

in genere

In genere il fatto che uno venisse da New York aveva un certo prestigio, poiché a gran parte dei ragazzi la città appariva come un luogo bello e terribile, da adulti, che ingoiava ogni giorno i loro padri e dove loro potevano andare di rado, vestiti degli abiti migliori, come a una gran festa. Ma subito, alla prima occhiata, tutti si accorsero che Vincent Sabella non aveva nulla a che fare con i grattacieli.
Richard Yates, Undici solitiduni, Minimum fax, 2006

venerdì 4 marzo 2011

cammino

Cammino per via Urbana e mi viene voglia di andare al mare, il mare è troppo distante penso, e allora entro in un bar e mi prendo un quartino di rosso. Leggo il giornale e guardo una donna seduta al tavolo accanto. Esco dal bar e mi è viene voglia di un altro quartino di rosso e allora entro  in un'agenzia di viaggi chiedo informazioni per andare al mare la prossima estate. Mi parlano di un villaggio vacanze a Ostia, ci penso dico alla signorina. Esco dall'agenzia e  torno nel bar di prima a bere un quartino di rosso.

giovedì 3 marzo 2011

napoli rap

Vesuvius. Vesuvio. Andy Warhol a casa mia.
Fuoco, musica a lapilli su Torre del Greco e sul corallo, sullo sbando della litoranea e sui malandati gozzi incatramati.
E lasciano perdere Portici ed Ercolano, Bellavista e Sangiorgio e vanno.
Vanno impasticcati la sera, ignari di una pop art di periferia, stravaccati in una macchina che puzza di Blues Brothers, vanno.
Peppe Lanzetta, Incendiami la vita, Baldidi&Castoldi, 1996

mercoledì 2 marzo 2011

qualcuno mi dovrebbe spiegare

Qualcuno mi dovrebbe spiegare come fanno i bengalesi a sapere quando sta per piovere. I bengalesi, poco prima che la pioggia inizi a cadere, si posizionano agli angoli di tutte le strade di Roma con i loro ombrelli. Quando è brutto tempo le stade di Roma sono letteralmente invase dai bengalesi e dai loro ombrelli.

martedì 1 marzo 2011

fra i tredici e i diciassette

Fra i tredici e i diciassette anni, matura in me la convinzione che, essendomi stato rifiutato l'ingresso così a lungo, non sarò mai un vero e proprio membro della razza umana, e verrò sempre tenuto in disparte.
Alan Bennet, Scritto sul corpo, Adelphi, 2006