sabato 22 dicembre 2012

ogni mattina

Ogni mattina la stessa storia! - grida mio padre ogni mattina. E mentre s'affretta per il corridoio, si infila la camicia dentro i pantaloni, si abbottona gli abiti partendo dal basso, spingendo prima i bottoni da un lato delle patta negli occhielli dell'altro lato della patta, fin su all'altezza della cintola, e spinge questo bottone nel suo occhiello, spingendo di seguito i bottoni della camicia negli occhielli della camicia dal basso verso l'alto in direzione del colletto. E sempre al momento di chiudere il bottone, quando è giunto al più alto, al bottone del colletto, e mentre mia madre è intenta a versargli attraverso il colino il caffè nella scodella, questo bottone non vuole entrare nell'occhiello, e lui grida: - Il meno che un uomo può chiedere ad un bottone è: che entri nell'occhiello!
Gisela Elsner, I nani giganti, Einaudi, 1965

venerdì 14 dicembre 2012

andiamo



Andiamo via un fine settimana.
Va bene. E dove?
A Berlino?
Va bene. E perché a Berlino?
Perché io ci ho vissuto e ho tanti amici che ci possono ospitare e perché tu ci sei stato qualche volta e mi hai detto che ti piace.
Non l’ho mai detto.
Sì invece.
Va bene. Sì, mi piace.

E quindi, ho detto, andiamo a Berlino per qualche giorno che costa poco andare lì e poi tu c’hai pure i tuoi amici che ci possono ospitare, ho aggiunto.
Va bene, allora faccio il biglietto.
Va bene.

E dopo queste parole me ne sono andato a letto e ho cominciato a pensare alle solite cose che penso prima dormire e poi a Berlino e a come è facile raggiungerla con le cosiddette compagnie a basso costo che poi questo basso costo è tutto relativo, e a tutte le persone che conoscevo a Berlino, ma non mi è venuto in mente nessuno.
E allora mi sono messo a pensare a quanto è bello il museo di Pergamon, e ho pensato a come cavolo hanno fatto quei tedeschi a portare a Berlino la porta di Babilonia che fa impressione solo a vederla, e ho pensato che non è stata proprio una bella cosa andare lì a Babilonia, smontare la porta e portarla via.
E poi mi sono messo a pensare che qualcuno l’ha pure costruita in non so quanto tempo, e questa cosa mi metteva i brividi e l’altra volta che c’ero andato, là davanti, mi veniva quasi da piangere ma c’erano dei giapponesi con le loro macchine fotografiche, e non mi piaceva l’idea di finire in qualche pagina facebook di turisti giapponesi a Berlino mentre piangevo, e allora mi sono tenuto e poi mi sono sfogato davanti una   birra  rigorosamente tedesca. Perché a Berlino si bevono birre rigorosamente tedesche o meglio berlinesi. Che poi l’aggettivo berlinese non saprei neanche bene come spiegarlo visto che penso che voglia dire tutto e il contrario di tutto, perché a Berlino è proprio questo che può accadere, tutto o il contrario di tutto.

E dopo il Pergamon ho pensato a un quartiere che è Mitte e a un caffè che si chiama Zapata e alle centinaia di birre che ci ho bevuto e alla musica che ci suonano dentro e alla gente dal vago aspetto internazionale che ci ho incontrato. Che poi Mitte una volta era un quartiere dell’Est e mi piace pensare di tornare in un posto cancellato dalla storia - dal’altra parte quelli dell’Est hanno perso e quelli dell’ovest li hanno resi uguali a loro, e ormai non si vede nessuna differenza tra le due parti tolto il fatto che nei quartieri periferici dell’Est è pieno di neonazisti che ce l’hanno con il mondo e che menano le mani e hanno delle mani belle grosse.
Poi ho pensato che a Berlino sarei andato in giro in bici che non è come andare in giro in bici qui, sarei andato a Tempelhof che prima era un aeroporto e ora invece è un bel parco e mi so detto che in Germania fanno i parchi dove c’erano gli aeroporti mentre qui da noi spesso fanno il contrario.
E poi ho pensato a un po’ di locali a Prenzlauerberg che mi sembrava fosse il quartiere dei giovani e degli artisti anche se, mi sono detto, quando sono andato a Berlino quasi tutti mi sembrano giovani e artisti che fanno tanti figli che poi portano al parco Tempelhof o in qualche altro parco e tutti sembrano non avere un cazzo da fare e sono, con ogni evidenza, artisti e pensatori oppure gli piace raccontare che sono questa cosa qui.
Poi mi sono ricordato che una volta ero stato in un posto che si chiamava Tacheles che era una specie di centro sociale, ma che ormai era chiuso e che mi sarebbe piaciuto tornarci così perché quando si torna in una città è bello tornare nei locali che sono una cosa diversa dai musei e dalle piazze e dalle strade. Sono spazi un po’ più intimi e anche se a volte sono enormi mi danno la sensazione di qualcosa di familiare più della strada di casa mia. E allora ho pensato che mi sarei inventato un posto e che avrei immaginato di esserci già stato perché il bello del viaggio è proprio questo, dare ai luoghi i significati che vogliamo mentre qui da noi questa cosa risulta un po’ più difficile perché sono i significati reali che prendono il sopravvento sulla nostra fantasia.
Poi quella notte si è fatto un po’ tardi a forza di pensare a Berlino anche perché in tutto quel discorso mentale che mi sono fatto ho visto un sacco di cose della città e ho preso almeno dieci volte la metro, tre volte il tram, due autobus e una volta il taxi.
Il giorno dopo mi sono svegliato e ho subito chiamato Francesca.

Allora, hai fatto il biglietto per Berlino?
No. Ho fatto un biglietto per Parigi.
Perché  ci sei stato qualche volta e mi hai detto che ti piace.
Non l’ho mai detto.
Sì invece.
Va bene. Sì, mi piace.
E quindi, ho detto, andiamo a Parigi per qualche giorno che costa poco andare lì e poi tu c’hai pure i tuoi amici che ci possono ospitare, ho aggiunto.
Va bene, allora faccio il biglietto.
Va bene.

E dopo queste parole mi sono seduto sul divano e ho cominciato a pensare alle solite cose che penso prima di andare in ufficio e poi a Parigi e a come è facile raggiungerla con le cosiddette compagnie a basso costo che poi questo basso costo è tutto relativo, e a tutte le persone che conoscevo a Parigi ma non mi è venuto in mente nessuno.


martedì 11 dicembre 2012

e si avvicina

Questo fatto che si avvicina il natale e che già mandano le mail con gli auguri e che ti chiedono che cosa farai per natale e che ti chiedono cosa farai dopo natale e poi arriva il capodanno e allora cosa fai e dove vai per capodanno. Di tutto questo fatto finora per fortuna non me ne sono tanto accorto, solo un poco.

martedì 4 dicembre 2012

andar via

Non ho mai ben capito come mai quando rimango fermo a casa per un po' mi prende una voglia di andar via che non mi tengo e dopo un po' che sono via mi viene voglia di tornare a casa e quando sto partendo penso al momento del ritorno e quando sto tornando penso al momento di una nuova partenza.