sabato 31 dicembre 2011

oggi

La notte del 31 dicembre sarà difficile. Sento dentro di me delle cose che si rompono, come lastre di vetro che si schiantano. Vado da una stanza all'altra in preda al furore, al bisogno di agire, ma non posso far nulla, perché tutti i tentativi mi sembrano falliti in partenza. Insuccesso: insuccesso dappertutto. Solo il suicidio luccica lassù, inacessibile.
Michel Houellebecq, Estensione del dominio e della lotta, Bompiani, 2009

mercoledì 28 dicembre 2011

e baffonero

E Baffonero ha detto: - Ecco, voi avete visto e viaggiato molto. Ditemi un po', dov'è che si stima di più l'uomo russo, al di là o al di qua dei Pirenei?
- Non so come stiano le cose al di là, ma al di qua non lo si stima affatto. Io, per esempio, sono stato in Italia e là non si presta la benché minima attenzione all'uomo russo. Là non si fa altro che cantare e dipingere. Un tizio, per esempio, se ne sta bello dritto a cantare. Un altro, accanto, sta seduto a dipingere quello che canta. Un terzo, a una certa distanza dai primi due, canta di quello che dipinge...E che tristezza si prova per tutto questo! Loro, invece, la nostra tristezza non la capiscono affatto...
Venedikt Erofeev, Mosca-Petuski e altre opere, Feltrinelli, 2004

martedì 27 dicembre 2011

considerazioni

Quando qualcuno ti incontra dopo tempo non manca di fare considerazioni che sono sempre diverse le une dalle altre. Chi ti vede con i capelli più lunghi del solito, chi con i capelli più corti, chi ingrassato, chi dimagrito, chi non ti riconosce da quanto sei cambiato chi ti dice che sei sempre uguale. E alla fine non so mai cosa dire e dico sempre sì effettivamente l'altra volta avevo i capelli più lunghi o più corti oppure sì sono ingrassato e si sono dimagrito. Quasi tutti mi sembrano felici di ricevere conferme.

sabato 24 dicembre 2011

una spinta

Una spinta e via, pensavo, nel fiume, insieme a tutti quei pesci che vedeva solo lui. Se l'avessi fatto pensavo, ora non sarei qui a pentirmi di non averlo fatto, al massimo mi pentirei di averlo fatto e tutto assumerebbe una sfumatura diversa e non avrei di certo avuto il tempo, nel mio pentimento per aver fatto quello che in realtà non avevo fatto, di pensare a Valter a mio padre eccetera.
Vitaliano Trevisan, Un mondo meraviglioso, Einaudi, 2002

venerdì 23 dicembre 2011

e niente

E alla fine anche quest'anno arriva inesorabile il Natale, e non so perché, quest'anno mi dà meno fastidio del solito, il Natale.

giovedì 22 dicembre 2011

alla fine

Alla fine in questa città, ma credo in tutte le altre città del mondo, pensavo ieri mentre parlavo del Veneto con uno che mi aveva chiesto di dove sono, tutti mi chiedono sempre da dove vengo, ma nessuno mai mi chiede dove sto andando, forse perché le domande difficili le tengono per un secondo momento, ho pensato.

mercoledì 21 dicembre 2011

venezia venezia roma roma

Quando dico che sono di Venezia la gente mi chiede, ma Venezia Venezia? Una mia amica di Roma dice che quando le chiedono di dov'è e lei risponde Roma, aggiungono ma Roma Roma? Ieri sono andato al negozio di articoli per animali, anche se non ho nessun animale, e la signora mi ha chiesto, Di dov'è lei? E ho risposto, di Bologna. La signora del negozio di animali ha detto, Bologna?

lunedì 19 dicembre 2011

io non voglio

Io non voglio nient'altro che lo stato in cui mi trovo, che conduce direttamente fuori dal mondo, pensavo, cosa che però realmente non osavo dire a me stesso, trasferirsi, fuori, io gioco con questo stato e gioco con questo stato per tutto il tempo che voglio. Per tutto il tempo che voglio, mi dissi ora a mezza voce e poi rimasi in ascolto, ma non sentii nulla.
Thomas Bernhard, Cemento, SE, 2004

domenica 18 dicembre 2011

chi riceve

Chi riceve con bella continuità l'amaro pane quotidiano sul tavolo del salario mensile, deve sentirsi in obbligo di diventare con l'andare del tempo una macchina la cui regolarità è fissata per contratto. Sul serio: questo è il suo unico compito. Germer è una cattiva macchina: non domina i suoi sentimenti, urla, inveisce, fischia, spazza via dal tavolo, stride coi denti, incede un re di "quelle assi che significano un mondo": insomma è malato.
Robert Walser, Una cena elegante, Quodlibet, 2003

sabato 17 dicembre 2011

mi davo

Mi davo alla depravazione solitamente io, di notte, di nascosto, pavidamente, sudiciamente, con una vergogna che non mi lasciava nei momenti più ripugnanti e che anzi in quei momenti giungeva fino alla maledizione. Già allora portavo nell'anima mio il sottosuolo.
Fedor Dostoevskij, Memorie del sottosuolo, Einaudi, 2002

giovedì 15 dicembre 2011

e io mescolavo

E io mescolavo e bevevo, mescolavo la Vodka della Russia con la birra di Ziguli e guardavo quelle tre e iniziavo a vederci più chiaro sul loro conto. Cosa ci vedessi di più chiaro non saprei dirlo, per cui continuavo a mescolare e a bere, e più ci vedevo chiaro sul loro conto più mescolavo e bevevo, motivo per cui ci vedevo ancora più chiaro.
Venedikt Erofeev, Mosca-Petuski e altre opere, Feltrinelli, 2004

martedì 13 dicembre 2011

cose da fare

G. ha così tante cose da fare che io non so proprio come faccia e tutte le volte che ci vediamo ha solo venti minuti che poi deve fare un sacco di cose, e queste cose da fare sono distribuite in tutte le ventiquattro ore del giorno, in tutti i giorni e i mesi dell'anno. E io che non c'ho così tante cose da fare spesso penso alle cose che deve fare G. così mi pare di aiutarla.

sabato 10 dicembre 2011

una volta

Una volta ero così contento di andare da G. che mi sono fermato a comprare dei fiori. Dopo essere stato mezz’ora a casa di G. mi sono ripreso i fiori che avevo portato e li ho regalati a una vecchia che ho incontrato per strada. Quando poi sono arrivato a casa mia mi è venuta voglia di tornare in via Asmara 19 e ho chiamato G. e le ho detto, Arrivo tra ventidue minuti e lei mi ha detto, Vieni solo se mi riporti i fiori. Allora ho detto, Va bene, ti riporto i fiori ma devo fermarmi un secondo a riprenderli perché li ho lasciati a una vecchia e quindi non ci metterò ventidue minuti. Ci metterò almeno trentacinque minuti, ho detto, perché chissà dov’è andata quella vecchia ora, ho aggiunto. Ho preso la bici e come al solito ero contento di andare da G. e sono andato verso via Asmara felice in cerca di quella vecchia che aveva i miei fiori, anzi i fiori di G. Quando sono arrivato in via Asmara sono entrato in tutti i negozi, in tutti i bar, sono entrato anche dal parrucchiere ma non c’era traccia di quella vecchia. Allora ho anche chiesto ai passanti se avevano visto una vecchia con dei fiori in mano, ma nessuno aveva visto quella vecchia.

venerdì 9 dicembre 2011

germer

Germer, da molti anni detentore di un impiego complesso al portafoglio dei cambi, non può più sopportare il fiato e la conformazione fisica dei suoi colleghi. Chi è sano e robusto scherza volentieri, come i due Meier della campagna e del municipio. Quei due sono proprio degli spiritosoni di grosso calibro. Germer è impaziente. Chi è impaziente odia la paciosa atmosfera delle spiritosaggini da birreria. In più, la lunga durata del suo impiego lo ha reso malato in ispirito. Continua ancora a fare quel tanto di dovere, questo sì, ma raccogliendo continuamente le sue ultime forze di genio. Eh già, un impiego così importante!
Robert Walser, Una cena elegante, Quodlibet, 2011

martedì 6 dicembre 2011

è forse

E' forse questo che all'improvviso mi ricorda lei con tanto impeto? E' forse quel granellino d'amore?
Peter Bichsel, Quando sapevamo aspettare, Comma22, 2011

lunedì 5 dicembre 2011

e dopo

E dopo aver bevuto lo vedete voi stessi quanto a lungo abbia fatto delle smorfie e tentato di frenare la nausea, quanto abbia imprecato e bestemmiato. Non so se cinque minuti o sette, o un'eternitò intera, il fatto è che mi sono messo a fare l'ossesso, fra le quattro pareti con le mani strette alla gola e supplicando il mio Dio di non offendermi.
Venedikt Erofeev, Mosca-Petuski e altre opere, Feltrinelli, 2004

sabato 3 dicembre 2011

il fatto

Il fatto è che siamo tutti fottuti, Serginho, qui in Portogallo non siamo niente, non abbiamo neanche un nome, siamo i brasiliani. E cos'è che siamo in Brasile?, sempre niente, siamo gli altri, che paese di merda, terra di ladri e figli di puttana.
Luiz Ruffato, Sono stato a Lisbona e ho pensato a te, La Nuova frontiera, 2011

giovedì 1 dicembre 2011

importante

L’importante è essere pronti, sapere che prima o poi arriverà l’ora di partire, sapere che non siamo destinati a rimanere, così lei, parola per parola.